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Immagine del redattoreFabio D'Armento

Micromanaging: la leadership zavorra ancora esistente

Aggiornamento: 14 ago 2023

Di ritorno da uno dei miei viaggi di lavoro, incontro in treno una signora sulla cinquantina con cui ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere. Mi ha incuriosito molto il suo sfogo telefonico con una collega. All'inizio manteneva un tono composto, un volume della voce basso ed era evidente lo sforzo di trattenersi dal dire ciò avrebbe voluto realmente esprimere. La sua interlocutrice invece era probabilmente in un posto meno pubblico e si concedeva urla di approvazione.

L' accenno di più sorrisi da parte mia la incoraggiava a proseguire la sua conversazione con toni e termini sempre più incendiari.

Al termine della telefonata si scusa del tono ma "dovevo per forza sfogarmi perché altrimenti passerò ancora peggio questo week end". Senza troppa fatica da parte mia, comincia a parlarmi della sua situazione lavorativa.

Da oltre trent'anni lavora in amministrazione per conto di una grande azienda (oltre 800 dipendenti). Si lamentava che tutti i "nuovi arrivi" durano poco, si perde tanto tempo a formarli perché l' Università non insegna nulla e che lei si sta guardando attorno da qualche mese perché di quel posto non ne può più.

Ho provato a chiederle un suo parere riguardo un così alto turn over e mi ha riferito che i ragazzi vanno via perché si sentono troppo controllate. Il responsabile vuole sempre sapere tutto anche quando non c'è. Solo così, in caso di azioni errate, non si perde tempo a rifare tutto dopo. Perché le nuove leve non riescono a sopportare questa condizione quando lei si sente controllata da trent'anni ed è ancora lì? La risposta potrebbe correre più veloce del treno (casualmente con 20' di ritardo).

 

Il micromanaging è indubbiamente la modalità più efficace per allontanarsi da una gestione proficua che guarda al futuro e valorizza i talenti.

 

Si tratta di una filosofia di gestione che vede i collaboratori sottoposti a continui controlli e osservazione diretta da parte dei propri responsabili. Il dipendente è considerato un numero senza dare rilevanza alla sua personalità o potenzialità.

Sembra di disegnare una realtà degli anni 80 o precedenti ma stili manageriali del genere sono tutt'ora vigenti. I risultati sono disastrosi e saranno ancora più marcati nei prossimi anni. La ricerca di un equilibrio tra lavoro e vita privata (work life balance) è uno degli aspetti maggiormente ricercati dalle nuove generazioni. Tale condizione è insita nel DNA professionale della generazione Z. Chi resta ancorato ad una modalità di gestione che non mette in rilievo tale scenario, subirà l'inevitabile condanna di non attrarre o non trattenere veri talenti a scapito della produttività.

Tale aspetto spesso rientra tra i primi necessari cambiamenti di un passaggio generazionale ed è uno scoglio non sempre facilmente superabile.

I manager sanno che devono partire da un principio: è necessario un alto livello di fiducia nei confronti dei propri collaboratori. Il controllo deve permanere ma è indispensabile mixarlo in modo equilibrato. Come controllare in maniera efficace merita un articolo apposito. Quanti considerano questa gestione come fulcro e partenza di una generale strategia aziendale?

Un dato su tutti da Fondirigenti: dal 2019 al 2022, si rileva un aumento di oltre il 20% nell’utilizzo delle risorse delle 14mila imprese aderenti per il finanziamento dei piani formativi rivolti al proprio management. La formazione è sempre più accessibile e più adattata.

 

L’apprendimento continuo per un manager deriva dal lavoro quotidiano e dall’esperienza che si acquisisce nelle attività correnti.

 

Secondo The Statistics Sweden, nella crescita professionale di ogni individuo il contributo dei corsi di formazione organizzati è importante e segna l'avvio del percorso: il 10% è il valore stimato dell’apporto della formazione allo sviluppo delle competenze lungo tutto l'iter del ciclo lavorativo, contro il 90% di quanto acquisisce sul campo attraverso il lavoro. La gestione efficace delle risorse quindi è un proficuo e necessariamente continuo allenamento verso l'apprendimento. Questa è la chiave che deve veicolare il formatore e guidare il management.


Tornando alla mia compagna di viaggio, è spiacevole che in oltre due ore di chiacchiera, della sua condizione lavorativa sia emerso solo un elemento di forte lamentela e nessun accenno a quelle che potevano essere le sue aspettative e opportunità future. Di fatto una gestione basata sul micromanaging produce proprio questo.





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