Essere sé stessi non è sempre facile in diversi contesti. Sul lavoro è ancora più difficile ma diviene indispensabile per piani e strategie a medio lungo termine.
Trattenere le migliori risorse, quelle su cui si è investito magari da anni, sta diventando sempre più difficile. La logica che guida ancora oggi le scelte di alcuni boss del "tutti siamo utili, nessuno è indispensabile" apre inevitabilmente alle dimissioni di sostanza preservando solo quelle di forma.
Se Jim Whitehurst nel saggio “L’organizzazione aperta”, sostiene che il miglior modo per coordinare un team sia quello di sfruttare le emozioni dei lavoratori, esortandoli ad esprimere la propria creatività, è evidente che la filosofia suddetta conduca nel verso opposto. Negli ultimi tempi è sempre più facile incontrare articoli, post o video che professano il benessere delle persone in azienda come tutela delle performance. E per fortuna.
È già in atto un cambiamento che sta investendo in maniera tangibile molte realtà lavorative. Le priorità personali sono cambiate e il proprio star bene, specialmente per le generazioni X e Z, occupa un posto sempre più significativo. È come se dicessero: "io sono certo di amare questo lavoro ma se mi precludesse di portare avanti il mio hobby che esercito e amo da anni, vado via prima di iniziare ad odiarlo". È un concetto un po' forte ma cela qualcosa di molto concreto che sta accadendo. E, seppur animate da uno spirito differente, lo stesso sapore lo stanno cogliendo anche le generazioni precedenti.
Attenzione! Non vuol dire che da ora le imprese dovranno incentrare il loro core business sugli interessi extra lavorativi dei dipendenti ma devono attivare degli accorgimenti, seppur minimi, per far esprimere sé stessi in una qualche forma.
Reprimere la personalità dei lavoratori è deleterio per l'Azienda
Chi fa impresa e formazione deve fare i conti con questo sempre più manifesto girone di esigenza che, se opportunamente articolato, crea e incentiva un forte legame con la realtà aziendale. Vuol dire ridurre il turn over, contare su risultati più a lungo termine e acquisire qualche stella in più per la propria brand reputation.
In che modo un'azienda può tutelare e magari fare emergere la personalità? Un team dell’Institute of Work Psychology dell'Università di Sheffield, ha dimostrato che curare un hobby migliora la sicurezza di sé nel lavoro ma bisogna impiegare competenze o abilità diverse da quelle utilizzate nel lavoro quotidiano.
Anche in questo caso il teatro nella formazione aziendale può tendere una mano. Una volta condiviso l'obiettivo o segnata una traccia, l'improvvisazione teatrale, ad esempio, serve a trovare lo stimolo per raggiungerlo.
Si incastra perfettamente in un processo che ha molto di creativo e di personale. Si incontrano inattese dinamiche che vanno affrontate, si sviluppa la capacità di ascolto e quella di reagire autonomamente. In questo caso è il processo ad essere più interessante del risultato.
Un individuo inserito in un ambito lavorativo che riserva un piccolo spazio al processo in cui egli è protagonista in maniera incondizionata, riceve e trasmette stimoli che permettono alla propria identità di affacciarsi apertamente. E ciò crea fidelizzazione, uno degli obiettivi sempre più complessi da salvaguardare.
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